Note sull’educazione sentimentale (per adolescenti e non solo)
1.L’AMICIZIA

Riflessioni in approfondimento al libro “Adolescenti, liberi di scegliere”

L’amicizia è spontanea e complessa, fonte di felicità e di delusioni


Come l’amore, l’amicizia è un sentimento e una relazione caratterizzate da spontaneità e complessità.  La spontaneità deriva dal nostro essere relazionali; spontaneo è il sentimento e naturale e l’avvicinamento come l’avvio della conoscenza. Complessa invece è la dimensione valoriale e culturale che rende adeguata la relazione, la sviluppa e la costruisce. La combinazione fra spontaneità e complessità comporta che l’amicizia per svilupparsi e durare necessita comprensione piena e organica di cosa sia e come può essere.
La comprensione aiuta a prendere consapevolezza dell’amicizia come potenzialità sentimentale, relazionale e culturale. Comprendere e indirizzare sentimenti e relazioni è il fine dell’allenamento della coscienza sentimentale. L’amore e l’amicizia sono le idee e le opere più complesse, ricche e multiformi di cui sono capaci gli esseri umani. Sono perciò fonti di stupefacenti meraviglie ma anche di tragici inganni e fallimenti.


Epicuro insegna che gli amici possono vivere felici anche in contesti avversi


Epicuro (341 a.C. – 270 a.C.) è stato il primo filosofo ad esaltare l’amicizia come un valore supremo. Epicuro visse in un periodo di grandi turbamenti sociali e culturali, politici e militari. Fu costretto con la sua famiglia ad emigrare dall’isola in cui era nato, soffrì per anni condizioni economiche e sociali precarie e penose, fu esiliato e costretto ai lavori più umili.
Il vecchio ordine greco fondato nella Polis (la città) era in frantumi, i valori tradizionali disgregati, le guerre ricorrenti, i legami familiari deteriorati e le comunità disperse. Epicuro elaborò in questi contesti una filosofia che permetteva di dare un senso alla vita nuovo. La base della felicità era l’amicizia. La sua scuola, il Giardino, praticò l’amicizia fra i discepoli e fra discepoli e maestri come fine in sé, frutto della più autentica saggezza. In quella scuola potevano accedere uomini e donne di ogni estrazione sociale e l’amicizia era un riparo dalle atrocità delle guerre. Il Giardino, la scuola di Epicuro, divenne un luogo dove crescere, apprendere e vivere insieme in armonia e solidarietà.
L’amicizia si sosteneva sull’affetto reciproco, la fiducia comune e lo scambio dei pensieri.
Era base di una comunanza fondata sulla ricerca delle virtù che rendono la vita felice insieme.
La saggezza permetteva l’amicizia, ma la saggezza era solo un mezzo, un bene mortale, mentre l’amicizia era immortale perché dava una felicità analoga a quella degli dei.


Aristotele insegna che l’amicizia può essere strumentale o autentica


Epicuro mise in pratica e sviluppò le basi che erano state poste da Aristotele (384 a.C.-322 a.C.).  Aristotele aveva detto che ci sono tre tipi di amicizia: l’utile, la dilettevole, l’autentica. L’amicizia basata sull’utile è strumentale. L’amico è un mezzo per raggiungere un fine. Si esprime attenzione, si ricerca il contatto, si evidenzia interessamento, si mostra benevolenza, al fine di costruire un rapporto che è utile per raggiungere i propri scopi. Così si costruiscono alleanze più che amicizie per avere favori, per fini economici, per ambizioni di carriera, per conoscere ragazzi e ragazze, per sfogarsi delle proprie lamentele per fare sport o giocare, per uscire di casa o passare del tempo libero in compagnia senza essere soli. L’amico non è il fine ma è mezzo. E non c’è niente di male se ciò fosse esplicito e reciproco. Ma quando viene nascosto e magari è unilaterale questo tipo di amicizia diventa una grande delusione. Se si smette di essere utile non si è più amici.
L’amicizia dilettevole è simile, perché anch’essa è strumentale. L’amico serve per darci piacere, magari perché ci fa accedere a contesti divertenti (per esempio inviti alle feste) o perché è spiritoso e ridiamo alle sue battute. Molti ragazzi pensano che per essere amici debbano essere simpatici, insomma dei comici che fanno spettacolo (meglio se in classe durante una noiosa lezione di filosofia). Altri pensano che non abbiano amici perché non sono divertenti. Come per l’utilità anche questa finisce quando il piacere viene meno e non serve. Che senso ha invitare il clown se andiamo al cinema?
Epicuro è un po’ più buono di Aristotele e ci dice che l’amicizia vera è sempre anche utile e spesso divertente. L’amicizia può anche nascere dall’utilità, ma poi evolve e si supera in un’amicizia vera e propria. Ciò che non ammette Epicuro è l’ipocrisia, la menzogna, la falsità. Non c’è posto per la slealtà in amicizia. Essere sleali significa esprimere sentimenti che non si provano.


L’amicizia autentica si fonda sul volersi bene e volersi fare del bene


L’amicizia autentica è quella che è fondata sul voler bene, voler il bene dell’altro come se fosse il proprio. Aristotele insegna che gli amici vogliono il bene l’uno dell’altro, in modo simile. Fare del bene all’amico è fare del bene a se stessi perché si crede negli stessi valori e si hanno visioni simili della vita, si guarda allo stesso modo il mondo, si provano le stesse gioie e gli stessi dolori, si vive una comunione di discorsi e di pensieri.


L’amicizia si indirizza a persone di valore


Si vuole del bene all’altro perché è una bella persona, una persona che vale, che rispettiamo, stimiamo e amiamo. Non perché è utile o divertente, ma perché è una persona di valore, che ha un valore forte per noi e la nostra vita.
Il presupposto per questa amicizia è la comunione di valori, l’intesa su ciò che è importante nella vita, sulle regole del vivere comune, sul modo in cui è bello vivere.


L’amicizia permette di crescere insieme


Aristotele diceva che gli amici fanno le cose insieme, si allenano, giocano, mangiano, fanno filosofia e trascorrono le giornate insieme dedicandosi a ciò che amano della vita. Facendolo migliorano, perché gli amici sanno correggersi a vicenda. Mettendo le cose in comune, si insegnano le cose, si modellano e si imitano cercando di assumere le qualità che ammirano.


L’amicizia nasce dall’intimità


Il più importante indicatore di un’amicizia che sta nascendo è l’intimità. La reciproca condivisione di quello che si vive, la volontà di esplorarlo insieme, fa dell’amicizia una cosa della coscienza comune. Quando gli amici si parlano vanno oltre il racconto dei fatti e delle esperienze. Da adolescenti e da adulti mettono in comune quello che vivono nel proprio mondo interno. Possono condividere le qualità che hanno e le potenzialità che hanno scoperto, ma anche le vulnerabilità che li rendono inquieti. Discutono insieme di ciò che considerano bene e giusto ma anche degli errori, delle delusioni, delle ferite che hanno subito.


L’amicizia è “io sono te, tu sei me”


Mettono in comune le scelte e le indecisioni, i sogni e le paure, i progetti e i disorientamenti, le speranze e le sfiducia, i meriti e limiti. Questo dialogo intimo permette agli amici di condividere ciò che più contraddistingue il loro essere. Grazie all’intimità gli amici si vogliono bene, si sentono e si riconoscono uniti, possono dire ” io sono te, tu sei me”.


L’amicizia nasce col tempo e se autentica dura per sempre


Le grandi amicizie nascono con il tempo e si consolidano col tempo. Permettono di sentirsi radicati e sicuri, si sentono a casa nel mondo quando sono insieme e sanno elevarsi sostenendosi verso forme di felicità dense di significato. Gli amici possono anche allontanarsi, ma il sentimento di un’amicizia autentica dura per sempre.

Luca Stanchieri
Coach, psicologo e fondatore del Coaching Umanistico

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