Esiste una gerarchia dei paradigmi? Un flusso di coscienza.
Appunti per il Seminario Nazionale di aggiornamento
Un adolescente che si chiude nella stanza e non ha amici, un uomo che si getta a capofitto nel lavoro trascurando le sue relazioni, una donna che si indigna di fronte alle ingiustizie, un politico che mette al primo posto i suoi interessi personali, un religioso che rischia la vita per diffondere il suo credo, una musicista che ricerca la perfezione del gesto, una scienziata che lotta per la libera ricerca, che cosa hanno in comune? Idee e in particolare idee della vita e di se stessi.
Queste idee attraversano la storia della specie. Le donne e gli uomini dell’antichissima Europa credevano in una dea Madre che custodiva la vita, i samurai si allenavano a morire per i propri valori, gli spartani avevano un senso di comunità che gli ateniesi non hanno mai avuto, i teologi del 300 ritenevano l’essere umano indegno di amore mentre i monaci costruivano oasi di preghiera e comunanza, e potremmo continuare a lungo. Le idee della vita e sulla vita sono creative, immaginifiche, potenti e sono ispirate dalla ricerca del bene, il bene vero, primo, ideale. La psicologia umanista ci ha fornito numerosi spunti per comprenderne la loro scaturigine. Ma è proprio la più accurata scienza psicologica che ci avverte: dalle radici della psiche germogliano idee sempre nuove e gli atti del pensiero sono sempre creativi. Il contenuto delle idee non può essere appiattito alla sua base psicologica o neurologica perché ha un’esistenza meta-fisica (oltre il biologico); un’idea nasce dal corpo ma poi retroagisce sul corpo e lo cambia; come l’idea di un pericolo o di una leccornia. L’idea nasce dalle interazioni, dalle relazioni, dalle astrazioni, dalle tradizioni tramandate e da quelle disperse. Le idee della vita diventano architetture per cercare il bene e difendersi dal male. Assumono le forme dei villaggi sferici delle antiche comunità pacifiche oppure delle mura di difesa e dei cimiteri dei primi signori della guerra, divengono monasteri inerpicati sulle montagne oppure opere d’arte che si tramandano nei secoli, divengono artefatti creati per fronteggiare la morte e curare il dolore, ma anche oppressioni sistemiche che suscitano orrore. Se dovessimo costruire una biblioteca delle idee non basterebbe certo una generazione anche solo per tracciarne un indice. E la storia delle idee di una specie non è più complessa di quella di un individuo, perché in un modo o nell’altro questa storia risiede in ognuno di noi, tramandata dalla cultura, dalle generazioni, dal pianeta stesso; con l’aggiunta decisiva che è sempre protesa al futuro sia come previsione che come progettazione.
Per questo il compito di un coach di individuare i paradigmi che popolano il mondo interno del suo cliente è un compito arduo. Per fortuna non solitario. Conoscere i paradigmi è impresa di relazione, collaborazione, co-costruzione. Il coach non si pone su un piedistallo, non siede su una poltrona che sovrasta un lettino, non è uno scienziato che scruta la sua cavia. Fra coach e cliente si instaura una relazione di co-costruzione, fatta di scoperte e creazioni alla ricerca del bene anelato e sfuggente. Ciò che il coach mette a disposizione del cliente è un metodo, il Coaching Umanistico, composto da una serie di strumenti per orientarsi nei labirinti delle idee. Il principale strumento è la gerarchia delle Categorie Fondamentali. I paradigmi si conoscono tramite altri paradigmi, le idee si colgono attraverso idee.
Le Categorie Fondamentali sono 3: autonomia, relazionalità e opera.
- La prima categoria è l’autonomia: investe i sentimenti primari, le concezioni della vita e la concezione di se stessi;
- la seconda categoria inerisce alle relazioni: la concezione degli altri, le dimensioni affettive, le teorie relazionali;
- la terza categoria concerne la realizzazione delle opere: il concetto di lavoro, quello di vocazione professionale, di competenza, talento, ecc.
Questa ripartizione segue le sfere della Self Determination Theory, che lungi dallo spiegare il comportamento umano, ci fornisce spunti per capire che cosa stanno inventando le miriadi di connessioni sinaptiche che non conoscono riposo. Non solo sono categorie prescrittive di analisi, sono anche le categorie che con più o meno coscienza usiamo tutti noi. Le usavano certamente il marinaio che lavorava per Magellano, la tata che allattava Michelangelo, il soldato che sorvegliava Gesù che portava la croce e lo facevano per orientarsi nell’esistenza, guardare il mondo e fare delle scelte o evitare di farle. Le Categorie Fondamentali organizzano la struttura dei paradigmi, che va differenziata dalla genesi dei paradigmi (come nascono) e dal movimento dei paradigmi (come si modificano, evolvono, si estinguono).
Ne parleremo al Seminario Nazionale di aggiornamento “Le idee della vita, la vita delle idee”, dal 2 al 4 settembre.