Il Coach come esempio o come professionista?

Riflessioni in preparazione delle lezioni del Master in Coaching Umanistico

C’è una specie di format in cui i coach, soprattutto americani, argomentano i loro consigli con la loro esperienza personale; format che abbiamo cominciato a importare in Italia. Lo slogan è “ti capisco perché l’ho provato” oppure “ce la puoi fare perché ce l’ho fatta io”. Ce n’è per tutti i gusti: chi ha avuto esperienze pre mortem, chi ha superato malattie gravi, chi si è arricchito partendo da zero, chi ha fallito per poi avere successo. A mio avviso, al di là delle esperienze personali di questi coach, che rispetto, il format “fai come me” distrugge la reputazione del coaching prima ancora che si affermi, riducendolo a una caratteristica personale del coach che, come ex malato, atleta o imprenditore, può trasmettere quanto ha appreso perché l’ha vissuto.

Il Coaching Umanistico parte da un presupposto molto distante da questo format. Il coach deve avere un atteggiamento egoless, ovvero deve mettere da parte l’ego, anche quando vive una vita di eccezionali esperienze. Il coach non deve essere al centro della scena. Nel percorso di coaching il cliente è il protagonista; un protagonista che ha una configurazione di potenzialità, attitudini, storia e futuro unici e originali, che brillano di luce propria. Non deve seguire strade già tracciate da altri, ma progettare e percorrere la propria strada, che non a caso definiamo di autorealizzazione.

Inoltre, fra esperienza e competenza c’è un mondo, fatto di centinaia e migliaia di persone che hanno scoperto, inventato e creato le basi su cui si poggia un allenamento efficace e un’ascesi appagante. I nostri maestri partono da Socrate e arrivano a Damasio. Nulla avremmo potuto imparare anche dalle nostre stesse vite o esperienze professionali senza gli opportuni metodi di generalizzazione e verifica che questi giganti del pensiero hanno scovato.  Il coaching è una teoria e un metodo che si fonda su argomentazioni scientifiche e filosofiche e su basi empiriche di migliaia di casi, combinando il suo carattere generale con l’esperienza particolare. Il punto di forza del coaching è dato dall’insieme delle competenze tecniche, etiche e scientifiche che lo caratterizzano. Ridurlo all’esperienza di vita di un coach, è mortificante per il coaching e svilisce anche la vita dello stesso coach, trasformandola da bene intimo supremo in uno strumento standardizzato di marketing.

Luca Stanchieri

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