IL FIGLIO ANTIPATICO: note sull’educazione sentimentale n.2
Riflessioni in approfondimento al libro Adolescenti, liberi di scegliere
La realtà affettiva squarcia i paradigmi falsi, dannosi, distruttivi. Non è affatto vero che “ogni scarrafone è bello a mamma sua!”. Anzi. Ogni persona ha una straordinaria libertà di essere e formarsi. Per quando i genitori possano essere influenti (bravi o inadeguati, buoni o deficienti – nel senso di mancanti di qualità di base del ruolo), i figli sviluppano presto una loro autonomia.
Immersi nella realtà dalle molteplici fonti culturali, i ragazzi scelgono punti di riferimento, maestri, amici, visioni del mondo, identità, scopi e programmi di azione. Soprattutto elaborano valori di bene, bello e giusto. Non sono prodotto di un contesto o delle amicizie. Sono selezionatori delle influenze, creatori di concezioni, agenti attivi nel mondo. Possono farlo con più o meno coscienza, volare alto o strisciare. Ma scelgono, scelgono sempre. Con più o meno opportunità asfaltano la strada da percorrere. E, a volte, questa strada a noi adulti può non piacere, affatto.
Alcuni di questi rampolli, un tempo tesori di mamma e papà, deviano dalla retta via, quella di chi li ha messi al mondo. E divengono semplicemente antipatici persino agli occhi dei loro beneamati protettori. L’antipatia varia da un massimo a un minimo. Il massimo è la radicale divergenza di valori, il minimo sono gusti estetici perlomeno incomprensibili. Il tratto comune è che per i genitori i figli antipatici sono dei “traditori”. Tradiscono le loro potenzialità, la loro bellezza, i loro molteplici talenti, le loro ambizioni e possibilità di essere veramente felici. Scelgono strade false. Almeno secondo l’occhio esperto di noi adulti con qualche decennio di vita alle spalle. In alcuni casi, possiamo sbagliare, prendere un abbaglio, essere troppo esigenti o antichi, anacronistici, fuori tempo e luogo. Ma nella maggior parte dei casi che ho vissuto, non posso dar torto ai genitori quando gli capitano figli antipatici. Lo Sono Veramente.
L’antipatia si manifesta in molti modi diversi: rinuncia a studiare e a fare sport fino ad adottare perlopiù posizioni sdraiate, simpatie incomprensibili per inarrivabili prodotti giapponesi, chiusura nella camera con additivi inappropriati, risposte scortesi, maleducate e incivili, estetica fuori da ogni estetica (ho da poco scoperto le tute di ciniglia), incuria alimentare, negazione delle proprie vocazioni per disimpegno, eccessiva igiene (non esce mai dal bagno) o insufficiente igiene (effluvi non positivi pervasivi), disordine nient’affatto creativo, atteggiamenti sarcastici irrispettosi, scherzi che fanno ridere solo loro, comportamenti scapestrati a scuola, relazioni sessuali troppo disimpegnate o relazioni fusionali che sembrano vecchi sposati, ritmi sonno veglia fuori da ogni ritmo, furbizia strafottente e tracotante, disprezzo finanziario, alchimie ripugnanti di presunzione e ignoranza, tatuaggi che sono delle schifezze inguardabili, incapacità di comprendere senso, significato e persino esistenza di regole di convivenza basilari. A fronte di questi atteggiamenti,come genitori abbiamo una grande difficoltà ad ammettere una verità evidente: non li sopportiamo! Ci sono antipatici, perché sono brutti, sbagliati, svogliati, sporchi e narcisisti al tempo stesso. L’indicatore evidente è che la loro stessa presenza ci rende nervosi! E invece di ammetterlo chiaramente a noi stessi (questo figlio non lo sopporto!), cominciamo una guerra.
Ogni comportamento a quel punto è occasione di scontro. Si comincia la mattina e si finisce la sera. Non fa nessuna differenza se non studia o se lascia la camera in disordine, se mangia poco o mangia troppo. Ogni azione è sottomessa a critica. Il risultato è che diventiamo nemici, si crea un abisso. Ho conosciuto genitori che non parlano più con il proprio figlio perché non studia e gli piacciono le anime (non ha rapinato o picchiato nessuno però)! Ogni tanto emerge pure la fatidica frase genitore-con-senso-di-colpa-quando-non-serve: ho sbagliato tutto. Darsi la colpa è l’ultima illusione di una possibilità, quella di essere stati decisivi perlomeno in negativo; abbiamo fatto danni, quindi contiamo qualcosa. E invece la verità è che non è colpa di nessuno.
Il primo passo è accettare che non li sopportiamo, il figlio antipatico esiste in natura. Il secondo passo, decisivo, è accettare che sono liberi di scegliere chi vogliono essere; questo è il primo pilastro di ogni educazione. Possono sbagliare perché solo così riescono a crescere (forse). Non possiamo imporci, non si sottometteranno. E allora non dobbiamo fare nulla? Assistere impotenti? Smettere la guerra è già fare molto. Poi possiamo conoscerli meglio, ascoltarli e esprimere pareri. Siamo in un paese libero. Ma se nonostante tutto, non riescono a crescere in verticale verso una felicità possibile, sappiate perlomeno che li avete cresciuti liberi di scegliere e che l’amore, quello incondizionato, può fare miracoli. Possono cambiare, ma solo se lo decidono loro, non voi.
Accettatelo: anche i figli, che amiamo più di ogni altra cosa al mondo, possono essere antipatici.
Luca Stanchieri